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CICALE IN SOTTOFONDO E COSCIENZA TERMITE

Lo sai perché? Te lo dico subito. –

Era l’estate del ‘92, erano tutti al mare. Io no.

Saltellavo da un marciapiede all’altro con la mia BMX rossa, sovrappensiero. Neanche le dieci di mattina e l’aria già toccava i 35 gradi. Il cielo era azzurro fuoco, il sole sembrava esploso. Non c’era anima viva, sembravo un sopravvissuto a un cataclisma, invece ero solo un figlio di lavoratori dipendenti nel quartiere più lontano dal mare in un paesino di mare, a luglio.

Vivevo nella zona più recente del comune, periferia nuova di pacca: laddove c’erano solo boschi e campagna, in quel momento era tutto un groviglio di cantieri barbari. La casa più vecchia aveva meno di dieci anni.

Io e gli altri bambini che conoscevo eravamo praticamente nati lì.

Quel giorno il caldo era un maglione di lana fatto di catrame e sabbia, l’aria sembrava non esserci più, o forse era semplicemente finita, evaporata pure lei. Decisi di andare a cercare fresco nel bosco; camminando per un po', si arrivava a un piccolo ruscello. Lì avevamo costruito la nostra casetta su di un albero. Mi misi in sella alla mia bici e sfrecciai sotto le fiamme del sole. Passai un paio di cantieri correndo in piedi sui pedali, avevo nuvole di polvere alle mie spalle; mi lanciai verso il grande campo di sterpaglie secche ma già da lì il panorama apparve distrutto.

Arrivando vidi montagne di terra rivoltata che nascondevano l’ingresso del bosco. Corsi più veloce, le raggiunsi e lasciai la mia bici a terra. Ce n’era già un’altra.

Iniziai a scalare, sentivo già i suoi singhiozzi. Sulla cima trovai il mio amico in lacrime.

Sté che è successo?

Cinque ruspe mastodontiche erano parcheggiate sotto di noi, parevano così violente accanto a tutti quegli alberi buttati a terra.

Hanno distrutto la casetta, stanno distruggendo tutto ‘sti maledetti. Mio padre dice che ci fanno altre tre palazzine. ­

 

La prima pietra che lanciai fece esplodere il parabrezza di una di quelle bestie.

Poi, piangendo, distruggemmo tutto ciò che potemmo.

Quel giorno imparammo che eravamo schiacciabili.

Avevano iniziato a toglierci tutto.

­ Ecco perché. –